Site icon Itinerareweb

A tu per tu con Omar Hassan

Foto di Olga Miljko, Miami Art Basel, 2016

Annunci

Intervista ad Omar Hassan, Pioltello, Italia, 7 febbraio 2024

Di seguito vi condividiamo l’intervista che abbiamo avuto l’enorme privilegio e piacere di fare al grande artista contemporaneo Omar Hassan, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo per le sue meravigliose ed originali opere che hanno fatto breccia anche nel cuore di attori del calibro di Sharon Stone, Robert De Niro e Spike Lee.

Dopo anni di studio e ricerche Omar è giunto all’affermazione planetaria come più grande artista italiano esponente dell’action painting, con reminiscenze di arte classica reinterpretata ai giorni nostri e calata nel mondo contemporaneo in questa sorta di sperimentalismo che connette il passato con il futuro, capolavori d’arte che nascono dai pennelli, dalle bombolette spray, dalla tela e dai guantoni da boxe di questo bravo interprete dell’hinterland meneghino, di papà egiziano e mamma milanese, che merita tutta la fama internazionale di cui gode e di cui parla nel suo libro “Per le strade” edito da Baldini Castoldi, presentato in occasione di Bookcity 2023.

Cominciamo da te, come nasce la tua passione per l’arte e quale pensi sia stato il trampolino di lancio per raggiungere il tuo meritatissimo successo planetario?

“Io questa pulsione all’arte ce l’ho sempre avuta, sin da bambino, quando mi divertivo a dipingere i muri di casa con i pastelli a cera, mia madre tornava a casa e trovava il corridoio tutto dipinto. Sarà stato imbiancato almeno una trentina di volte! Poi crescendo è diventata una vera e propria presa di coscienza che non avrei potuto fare nient’altro che occuparmi d’arte soprattutto con la frequentazione dell’Accademia delle Belle Arti in Brera a Milano, dove ho capito che ciò che ho sempre fatto si chiamava arte, con cui poterci vivere e poter mettere le basi per quella che è stata poi la mia carriera”.

Foto di Riccardo Morvillo

Quali sono gli artisti del passato che ti hanno più ispirato e con quali artisti contemporanei ti senti più affine?

“Di artisti ce ne sono tantissimi però se vogliamo proprio prendere quelli che sono stati maggiormente per me un punto di riferimento c’è Alberto Garutti, che fu il mio docente in accademia e che purtroppo ora non c’è più da qualche mese, lui è stato illuminante per intraprendere questa carriera e mi ha fatto capire che si poteva vivere d’arte, che sarebbe stata una lotta ma che è una responsabilità che un artista si deve prendere. Amo moltissimo le sue opere che sono anche concettuali, mentre per quanto riguarda la mia ricerca personale tecnica e di pensiero mi piacciono molto i grandi maestri come Jackson Pollock, Lucio Fontana e Piero Manzoni, anche loro esprimono dei concetti nei loro lavori ed è questo che cerco di fare anch’io, avere un risultato bello esteticamente ma con un forte concetto dietro ed è ciò che contraddistingue un bel quadro da un’opera d’arte.”

La tua creatività che spazia tra tele, plastica, bottiglie, tappini di bombolette spray, gesso e altri materiali regala colori, mai utilizzati solo come puro ornamento. Come sgorga dal tuo cuore un’opera? Si tratta di un’ispirazione improvvisa o è frutto di un percorso interiore?

“Ogni opera ha la sua storia, io le chiamo i miei figli, ci sono opere che vengono pensate o ragionate per mesi leggendo libri e guardando il mare, piuttosto che altre che nascono mettendo le mani nel materiale, ci sono tanti modi di fare ricerca, io venendo dalla scuola di Alberto Garutti lavoro molto di pancia, ma cerco sempre di esprimere un concetto, ogni mia opera ha dietro un concetto, niente è lasciato al caso”

Abbiamo da poco ammirato l’emozionante mostra “Punctum” a Palazzo Reale di Palermo e siamo rimasti estasiati dai tuoi lavori. Ci ha molto colpito “Pax” che rappresenta Nike in dolce attesa, un bellissimo messaggio di pace. Può essere interpretato come la vittoria della vita e della libertà in un mondo sempre più arido di sentimenti ed umanità?

“Sì, assolutamente sì, è la speranza che una dea della vittoria possa non solo dare il nome ad un brand di scarpe ma portare un messaggio di vittoria come ricerca del bello e della pace e non come il vincere in generale”.

Foto di Max Luciani

Hai affermato che la boxe, tua grande passione a cui ti sei dedicato da giovanissimo, è una metafora della vita. Ci sono aspetti della “nobile arte” che si possono ritrovare nelle tue opere?

“Sì, nella serie Breaking Through ho voluto trasformare uno sport per estrapolarne un aspetto concettuale, io non picchio per distruggere ma creo, il pugilato non è una guerra tra due uomini ma una guerra che un uomo fa contro se stesso ed i suoi limiti, il pugilato è uno sport meraviglioso che mi ha educato come uomo, credo che se insegnato con intelligenza possa veramente educare un ragazzo ed in alcuni casi salvarlo, per me era fondamentale elevare questo concetto, questa metafora meravigliosa nella mia ricerca pittorica, quindi ho creato una serie di 121 quadri, come i round che ho disputato io quando facevo il pugile e che vogliono valorizzare questo concetto di sport.”

I guantoni da boxe usati per dipingere sono pugni che non distruggono ma creano bellezza universale, in quali luoghi nascono le opere di un cittadino del mondo come te?

“Nel mio studio di Limito di Pioltello, il mio paese non lo abbandono, uno per sapere dove va deve sapere bene da dove parte, io non ho mollato le mie origini, anche perché ho vissuto situazioni incredibili ed ho la fortuna di viaggiare, quindi tornare alla base dove tutto è normale o come è sempre stato per me è importante.”

Sappiamo che oltre alla boxe e naturalmente alla tua arte sei appassionato di musica. Anche la musica è fonte di ispirazione per le tue opere in una sorta di commistione tra le arti?

“Ho suonato la batteria da ragazzino e la musica mi ha sempre appassionato tantissimo. La musica è assolutamente compagna di lavoro ed è per me vitale, essendo una delle cinque arti è per me indispensabile, io amo follemente la musica ed il cinema e ho avuto il piacere di stringere dei rapporti anche con attori e musicisti con i quali e tra i quali avviene uno scambio meraviglioso.”

Cosa stai ascoltando ultimamente?

“Mi piace molto l’HIP HOP americano delle origini, però ascolto tutto, mi piacciono dagli Oasis, ai Red Hot Chili Peppers ed anche i Coldplay, mi piace variare anche nella musica, dipende anche molto dagli stati emotivi”

Da pioltellesi ti chiediamo: cosa ha significato Pioltello per la tua crescita umana e artistica?

“Qui a Pioltello ho tre o quattro amicizie che mi conoscono da sempre e che mi hanno sostenuto nel mio percorso a volte senza sapere neanche cosa stessi facendo, questo seminterrato è stato il mio primo studio ed è stato molto importante, perché prima mi dividevo tra una cantina ed un garage, resto molto legato a tutto questo.”

Da viaggiatori ci accomuna il sentirsi cittadini del mondo, consapevolezza che contribuisce ad accorciare e spesso annullare le distanze. Cosa può fare l’arte in questo senso?

“L’arte è maestra in questo senso, non ci sono colori o bandiere, è un’apertura per eccellenza verso tutto, culturale e mentale, quello che si dovrebbe avere quando si viaggia, l’arte ha già in sé questo concetto, è multiculturale. Io quando viaggio lo faccio sempre in questo senso, mangiando ciò che si mangia nei vari posti, cercando di frequentare i posti che frequentano le persone di quei luoghi, a volte anche posti tremendi ma cercando di integrarmi con le popolazioni del luogo.”

Hai qualche sogno da trasformare in progetto?

“Sogni ne ho tanti, per scaramanzia non li racconto mai ma non vi nascondo che ultimamente mi piacerebbe approcciarmi al cinema che è una cosa che amo follemente, quindi non è detto che un domani non ci sia un’esperienza in tal senso”.

Quali sono i tuoi prossimi appuntamenti?

“Non posso annunciare ancora nulla però ci sarà qualcosa verso la primavera estate”.

Cosa ti senti di consigliare ai giovanissimi che hanno una forte passione e talento per qualcosa e che magari per svariati motivi non trovano il coraggio di mettersi in gioco?

“La parola d’ordine è FARE, non piove niente dal cielo, finché stai attaccato con la testa ad uno schermo e pensi che da lì piova il futuro, poi alzi la testa e ti siedi a mangiare con i tuoi genitori, poi la rimetti giù e non succede nulla. Siamo nell’era dove non si fa più niente, bisogna fare, non dire, non postare, bisogna fare. A volte quando parlo nelle scuole chiedo: volete diventare ricchi o famosi? Rispondono quasi tutti famosi, ma famosi di che cosa? Bisogna avere un contenuto per essere famosi, Cristiano Ronaldo è famoso perché è un calciatore fortissimo, ha un contenuto se ha milioni di follower, non basta postare foto su Instagram senza un contenuto e con trucchi di Photoshop per diventare famosi, bisogna impegnarsi a fare qualcosa che abbia un contenuto. Io sono fortunato perché essendo del 1987 ho un piede nella realtà ed un piede l’ho messo in questa finzione, mentre questi ragazzini nascono con entrambi i piedi nella finzione e far fare loro un passo indietro non è semplice.”

Foto di Riccardo Morvillo

Ti ringraziamo di cuore per il tempo che ci hai dedicato, è stato un enorme piacere conoscerti e parlare con te.

“Grazie a voi, per i pioltellesi questo ed altro.”

La chiacchierata è stata molto piacevole e noi auguriamo ad Omar un futuro sempre più brillante e pieno di successi vivacemente colorati come le sue opere perché se lo merita pienamente, sia come artista che come uomo.

Foto di copertina di Olga Miljko, Miami Art Basel, 2016

Max Luciani e Paola Gentili

Exit mobile version